05 lug 2017

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Ergonomia: 3 errori da non commettere




Allenatore: Daniele M.
Luogo dell'allenamento: azienda di produzione di motori elettrici
Risultato raggiunto: rimozione di 3 errori commessi e riduzione di quasi tutti gli indici di rischio ergonomico da fascia viola/rosso a fascia gialla in poco più di un anno e mezzo (risultati già dopo i primi 8 mesi).

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Premessa

Al 31 ottobre 2016 l'aggiornamento della Banca dati statistici Inail riporta il nuovo numero di malattie professionali denunciate in Italia, suddivise per genere. Nello specifico sono state denunciate 16.795 malattie professionali da lavoratori di sesso femminile e 58.917 malattie professionali da lavoratori di sesso maschile. 

Nel complesso le denunce di malattie professionali in ambito ergonomico rappresentano il 75% delle malattie denunciate totali (il 90% sul totale di quelle riportate da lavoratori di sesso femminile).

 

Il fatto

Un'azienda produttiva con preponderanti lavorazioni di assemblaggio manuale, due anni fa ha riorganizzato la produzione saturando ogni linea. L'obbiettivo era garantire la massima produttività aziendale. I primi mesi del 2017 sono state presentate le prime denunce di malattie professionali - tutte in ambito ergonomico. 

Sono stato chiamato da questa azienda in urgenza. Conoscendo le mie esperienze in ambito lean, mi ha chiesto di effettuare una valutazione dei movmenti ripetitivi con metodologia Ocra index su 30 postazioni da loro censite. 

A mano a mano che le valutazioni procedevano e che acquisivo (confermandoli da filmato) i tempi ciclo delle lavorazioni, sempre più postazioni di lavoro presentavano indici di rischio molto elevati. 

Questa divergenza degli indici di rischio da una situazione di lavoro ottimale, non dipendeva solo dagli stretti tempi-ciclo imposti dalla produzione, ma erano fortemente influenzati dalla logistica stessa dell'azienda e da linee di lavoro datate e mai ristrutturate:

  • piani di lavoro troppo alti o bassi e non regolabili
  • molte attività meccanizzabili totalmente realizzate a mano 
  • strumenti di lavoro relativamente distanti dagli operatori 

Tutte queste postazioni sono ovviamente parzialmente ergonomiche; le disergonomicità vanno ad incidere seriamente  (fino anche al 50%) sugli indici di rischio aumentandoli esponenzialmente all'aumentare della scomodità della postazione.

 

Il piano di azione

Formativo

Partendo dalla valutazione ergonomica, abbiamo identificato una serie di movimenti effettuati erroneamente dagli operatori, che potevano essere eliminati dal ciclo. Questa iniziale riorganizzazione ha permesso di aumentare leggermente i tempi di riposo interni al ciclo. Per rendere organico questo tipo di soluzione, si è dovuto intervenire a livello formativo e di addestramento sui singoli gruppi di lavoro con corsi di formazione sul rischio ergonomico sia teorici che pratici.

Organizzativo

Partendo dalla valutazione ergonomica aggiornata con i "nuovi" movimenti, nel giro di un anno sono stati riorganizzati gli orari di lavoro e gruppi di lavoro, di modo da turnare gli operatori ogni 2 ore sulle postazioni di lavoro ergonomicamente più gravose. 

Strutturale e tecnologico

Per ultimo, un importante investimento economico effettuato dall'amministrazione, sfruttando in due anni diversi bandi europei, ha permesso l'introduzione di rulliere e piani di lavoro a cuscinetto d'aria per eliminre il più possibile la movimentazione dei colli; l'ammodernamento delle postazioni di lavoro con l'introduzione di ripiani inclinati da cui prendere i componenti ha permesso una discreta riduzione delle scomodità riscontrate nella prima valutazione.

 

Cosa ho imparato

Ho imparato che ci sono 3 principali errori commessi involontariamente a causa di una scarsa informazione sul tema:

  1. Ignorare il problema fino a che non si manifesta (o anche oltre)
    Il tema risulta essere ancora difficilmente affrontabile sia dai datori di lavoro che da medici competenti in medicina del lavoro. Per quanto in ambito sanitario si stia assistendo ad una inversione di trend con sempre più medici competenti che denunciano e affrontano questo tipo di problematiche, un numero comunque elevato di aziende non effettua la valutazione di tale rischio con i dovuti mezzi e algoritmi in tempo, prima di riscontrare fenomeni di assenteismo e denunce di malattia.
     
  2. Applicare la Lean production senza aver prima analizzato i rischi
    Uno degli obiettivi delle tecniche lean è aiutare le aziende ad ottimizzare tempi. Accade però che se questi princìpi sono applicati senza prima effettuare prima una puntuale valutazione ergonomica su tutte le postazioni di lavoro, si riducono troppo i tempi ciclo di lavoro senza introdurre un sufficiente numero di buffer di riposo. Questo alla lunga in realtà porta dei "muda" (sprechi) incredibili a livello di produzione nel momento in cui questa criticità si manifesta con un aumento di lavoratori in malattia.
     
  3. Al posto di un team un esagerato multitasking
    Essendo l'aspetto ergonomico strettamente correlato alla velocità e alla modalità di lavorazione e quindi all'ambito produttivo, per una corretta gestione di tale rischio è impossibile, a livello formativo, incentrare su un solo tecnico la totalità delle conoscenze necessarie sia di sicurezza, sia di produttività.

    ​E' quindi fondamentale che nelle aziende si installino anche più gruppi di lavoro dedicati alla risoluzione di problemi, suddividendoli se necessario in step più facilmente affrontabili. 
    Le professionalità suggeribili per affrontare correttamente la situazione sono:
    ergonomo: tecnico esperto negli algoritmi di calcolo specifici, che calcoli non solo i 3 principali indici di rischio (MMC, MRP, Posture incongrue), ma che identifichi i movimenti effettuati dagli operatori suddividendoli in "necessari" e "a scarso valore aggiunto"
    - tempi e metodi: tecnico che recepisce le informazioni dall'ergonomo e dal tecnologo di linea, fondendo le due necessità specifiche, andando ad intervenire sia sui tempi-macchina che sui tempi-uomo per allineare le valutazioni ergonomiche con le necessità di produzione.
    tecnologo di linea: esperto del funzionamento meccanico della linea e dell'organizzazione dei lavoratori sulla linea. corrisponde normalmente al preposto di linea.

    Le prime due professionalità, con adeguata preparazione, possono coincidere nella stessa persona. 

Daniele M.

 

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