12 giu 2020

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APPROFONDIMENTI NECSI | La gestione consapevole del proprio parco macchine - Parte 1




Il periodo di ripartenza che le aziende stanno vivendo è sicuramente un evento eccezionale sotto molti punti di vista.

Questo permette di ridiscutere e migliorare alcuni importanti processi produttivi e di gestione, in favore di un management aziendale snello, performate e, soprattutto, attento alla questione salute e sicurezza durante la produzione.

Con oggi, Necsi, ha scelto di iniziare un percorso di approfondimento gratuito su uno dei temi più dibattuti quando si parla di produzione: la gestione del parco macchine.

Con una serie di appuntamenti andremo ad indagare ed approfondire diversi aspetti di questo ampio argomento per far luce sulla gestione, l'evoluzione e la costituzione del parco macchine e attrezzature di lavoro di un'azienda.

L'appuntamento di oggi, curato dal nostro Senior Machinery Analyst Luca Zarpellon, introduce il tema di come gestire un modo cosiente ed efficacie le macchine presenti nella propria azienda.

 

La gestione consapevole del parco macchine aziendale.

La gestione di un parco attrezzature di lavoro è solita partire da un caposaldo: le attrezzature devono essere categorizzate fra l'ambito Direttive Comunitarie e l'ambito Allegato V del D.Lgs. 81/2008. E non solo, devono risultare conformi ai requisiti di sicurezza indicati nei due ambiti.

Questa fase non è di certo una novità, tutt'altro, è un lavoro impegnativo per le aziende, che spesso si trovano a dover ripercorrere a ritroso gli anni alla ricerca delle informazioni sugli acquisti e sulle modifiche apportate alle macchine, per conseguire la corretta categorizzazione.

Non è un caso che per molte aziende, raggiunto questo primo traguardo spesso con largo uso delle risorse a disposizione, si diffonda la sensazione di aver completato l'iter sottovalutando l'onere di attestare o comunque verificare il rispetto dei requisiti di sicurezza prescritti nei vari inquadramenti.

Il percorso per le macchine realizzate prima dell'introduzione delle Direttive Comunitarie si sviluppa interamente all'interno del D.Lgs.81/2008, pertanto tale responsabilità ricade sempre sul ruolo di colui che ha l'interesse nell'esercizio del macchinario, stiamo parlando del Datore di Lavoro.

Diversamente, il percorso delle macchine realizzate in conformità alle Direttive Comunitarie, con particolare riferimento alla Direttiva Macchine, apparentemente sembra ricercare nel Fabbricante la responsabilità della sicurezza. Questa affermazione è ineccepibile, in quanto è preciso obbligo immettere sul mercato macchinari conformi alle Direttive pertinenti e di conseguenza ai relativi requisiti di sicurezza.

Dov'è che questo percorso si scopre essere poco rigoroso? Sicuramente nel fatto che la conformità alla Direttiva Macchine viene data dal Fabbricante per mezzo di una autocertificazione, ad eccezione di poche categorie di macchine indicate dall'Allegato IV della Direttiva. Questo determina a tutti gli effetti un andamento a due velocità fra chi immette sul mercato e chi lo sorveglia, che spesso si concretizza con risposte superficiali ai Requisiti Essenziali di salute e sicurezza, rendendo a tutti gli effetti le macchine non adeguatamente sicure per l'uso nel terzo millennio.

È emblematico constatare che il Legislatore ha indicato fra le condizioni vincolanti per l'accesso agli incentivi “industria 4.0” la rispondenza ai più recenti standard in termini di sicurezza. Perché fare una affermazione fortemente ridondante con le richieste della Direttiva Macchine se non ci fosse la consapevolezza di un approccio superficiale?

Il Datore di Lavoro deve garantire che le attrezzature che sta mettendo a disposizione dei lavoratori siano sicure, pertanto non può limitarsi ad acquisire e conservare la dichiarazione di conformità. Venendo al sodo, cosa è necessario fare per non essere succubi di queste abitudini?

È quindi importante analizzare la macchina con occhio critico, perché ci sono alcuni ambiti nei quali c'è ancora poca confidenza da parte dei Fabbricanti, anche se parliamo di aziende che producono macchine da anni. Troppe volte ci si scontra con il terribile “è sempre stato fatto così”. Per questo, avvalersi di un consulente esperto è sicuramente di valore, per tutelare oltre alle persone l'investimento in corso.

Le funzioni di comando della macchina, che hanno impatto sulla sicurezza, sono sicuramente uno degli ambiti che continuano a presentarsi come grigi. Avremmo modo di parlare ampiamente nei successivi approfondimenti. Anche la fase del collaudo è tipicamente un momento che viene focalizzato unicamente alla verifica se la macchina produce quello e quanto per cui è stata acquistata. Ed intendiamoci, è prioritario per tutti che la macchina inizi a generare per l'utilizzatore il flusso di profitto atteso. Ciò comunque non giustifica la mancata esecuzione dei test funzionali sugli apparati di sicurezza e sulle successive prove periodiche; problema questo che si ripercuote fino alla disponibilità di informazioni chiare da trasmettere ai lavoratori nella fase di addestramento. Siamo forse arrivati a parlare dei manuali per l'uso e la manutenzione? Anche per questo tema meglio dedicare uno spazio esclusivo.

Per concludere, l'intento non è creare panico. Le macchine nell'industria sono il cuore pulsante che, attraverso i lavoratori, consente alle aziende di generare profitto. Per questo meritano una attenzione consapevole ai loro rischi e alle loro esigenze, ma questo lo vedremo nei prossimi approfondimenti.

Luca Zarpellon

Senior Machines Analyst Necsi

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